Musica, libri, cinema e fumetti: l'angolo del giornalista Walter De Stradis – rastawalter@gmail.com

Il nuovo progetto di Sir Oliver Skardy: «In quest’Italia di … pagliacci» – L’intervista. TESTO + AUDIO

Esce il nuovo cd dell’irriverente ex Pitura Freska: “Ridi Paiasso Reload

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Sir Oliver Skardy

Di professione bidello, veneziano doc, Sir Oliver Skardy è uno dei volti più noti (per non parlare del vocione col tipico accento lagunare) della scena reggae italiana. I tempi dei Pitura Freska (con cui, sul palco di Sanremo, lanciò la celebre “Papa Nero”) sono ormai passati, ma il nostro continua a mantenere alta la bandiera di una musica spesso irriverente, ma sempre focalizzata sui difetti e i problemi del nostro Paese. Di recente è uscita la versione “Reload” del suo ultimo album, “Ridi Paiasso”, che contiene anche una riuscitissima cover di un classico di Franco Battiato. Walter De Stradis lo ha intervistato nel corso de “I Viaggi di Gulliver”, che va in onda ogni lunedì alle 21 su Radio Potenza Centrale (iviaggidigulliver.wordpress.com).

Perché una versione “reload” di un album già uscito?

Intanto perché dentro c’è un brano nuovo…

…“Centro di gravità permanente”.

Esatto. E poi perché penso che sia un disco che può ancora funzionare, nel senso che tratta temi molto attuali, e il nostro scopo è promuoverlo per poterlo poi suonare in giro.

Quali sono le differenze sostanziali con la prima versione del disco, uscita qualche anno fa?

Sicuramente il singolo, poi i brani sono disposti in maniera diversa e su qualcuno c’è qualche ritocco tecnico. Fondamentalmente, però, è cambiata solo la copertina, perché il disco è quello, insomma.

Il disco s’intitola “Ridi Paiasso”, ovvero “Ridi Pagliaccio”, ma in questo momento in Italia mi sembra che ci sia poco da ridere.

Infatti, ecco perché è un disco ancora attuale, nonostante sia uscito due-tre anni fa. C’è poco da ridere, appunto, e il singolo tratta del tema più importante della Terra, che è la fuga di migliaia di persone dalle guerre. Le cause sono temi che ci riguardano perché il petrolio, probabilmente, è la causa di tutte le guerre di questo mondo.

Vorrei da te un parere anche sullo stato di salute della musica reggae italiana.

Penso che questa musica stia bene, ma quello che sta male sono i mezzi di comunicazione di massa, che tendono a promuovere e a pubblicizzare solamente i generi più leggeri e commerciali. Da sempre, qui in Italia, si fa fatica a promuovere dapprima il Rock, e quindi anche il Reggae; in questi ultimi anni, poi, è stato ancora peggio, perché la situazione musicale in Italia è calata tantissimo. Anche a livello mondiale, direi, non abbiamo più i musicisti che avevamo trent’anni fa, gli unici superstiti sono i Rolling Stones. Non ci sono più i musicisti che seguono le orme di quella generazione là; oggi quasi tutti si producono la musica tramite computer e questo rende la cosa molto meno umana.

In una vecchia intervista di diversi anni fa, mi raccontasti di aver tentato di tornare a Sanremo da solista, dopo avervi preso parte con i Pitura Freska, però hai trovato porte chiuse, soprattutto a livello di mentalità.

Sì, sicuramente a livello ideologico. In Italia stiamo tornando al clima dell’immediato dopo guerra. Siamo tornati alle raccomandazioni, alle amicizie; la politica non serve più a fare politica, ma solamente come ufficio di collocamento; vengono licenziate le persone e vengono assunte quelle che votano i politici … succedono cose mostruose, qua in Italia. Ormai stiamo assistendo a una guerra fra bande, perché io non li chiamo manco più politici, li chiamo bande.

Cos’è cambiato rispetto ai tempi dei Pitura Freska? Hai nostalgia di quel periodo? A quel tempo in Italia la musica reggae, magari, aveva più voce in capitolo? 

Guarda, con lo scioglimento dei Pitura, ho visto l’Italia diventare incostituzionale. Quindi mi manca l’Italia costituzionale. In questi ultimi tempi si parla tanto di riforma costituzionale, ma ricordiamoci che siamo incostituzionali da più di vent’anni: sono stati stracciati alcuni articoli della Costituzione, il potere politico è andato in mano a delle persone che non dovevano assolutamente detenerlo, perché erano pluri-pregiudicati. Quindi, tutte le leggi che sono state fatte sono tutte incostituzionali. Una volta, se rubavano, i politici andavano in galera; adesso hanno il salvacondotto e possono permettersi di distruggere anche le istituzioni.

Da solo e coi Pitura, hai mai avuto problemi per i testi delle canzoni?

Non abbiamo mai avuto problemi diretti, ma sempre indiretti. Sicuramente siamo stati penalizzati un po’ dappertutto: a Sanremo ci hanno cacciato tra gli ultimi, e invece nei risultati di vendita dei dischi eravamo fra i primi. Trattiamo dei temi e facciamo della musica che evidentemente sono scomodi da sempre. In Italia sembra quasi che gli anni Sessanta non siano mai cominciati, che quel progresso civile e sociale che c’è stato nel mondo qui non sia mai arrivato. Posso dirti una cosa da bidello?

Certo.

Io sono molto sorpreso che nella scuola italiana s’insegni la Storia fino al 1948; sembra che di lì in poi non sia successo nulla. Credo che sia intenzionale, la cosa, presumo che molti si vergognino della storia d’Italia degli ultimi cinquant’anni, perché è stata solo una ruberia. Hanno distrutto una popolazione, hanno distrutto il territorio, hanno distrutto il paese civile e adesso viviamo in un limbo.

Da bidello, che rapporto hai con gli studenti?

Mi tengono aggiornato.

Ma credo che ti considerino anche una figura di riferimento, no?

Sì, musicalmente mi considerano un punto di riferimento, anche perché dopo i Pitura, qui, nella nostra zona, non è venuto fuori altro; ci sono tentativi, ma sempre molto blandi … altrimenti bisogna rivolgersi alla musica leggera, quella tradizionale.

Quindi la famosa scena reggae veneziana me la descrivi in fase calante, insomma.

Beh, è in fase calante dal punto di vista commerciale, perché non c’è più una certa commercialità attorno alla musica. Non so quante siano in Italia le botteghe di dischi che sono ancora aperte, ma immagino molto poche. Sta diventando quasi un mercato come quello della filatelia: quanti ne conosci che fanno raccolta di francobolli? Coi dischi è lo stesso. Una volta c’era tutto un altro clima economico e sociale, un disco ti costava meno di un pacchetto di sigarette …

E allora, se i live scarseggiano, se i dischi non si vendono, la  musica da cosa può ricominciare?

Probabilmente ci penseranno le prossime generazioni. Troveranno il modo di fare musica senza tutti quei dettagli tecnici che sono costosi e impediscono ai musicisti di lavorare seriamente.

Abbiamo visto anche degli artisti reggae partecipare ai “talent show”. Tu lo faresti?

No, no, perché mi fanno schifo quei programmi; la televisione, da dieci/quindi anni a questa parte, mi fa schifo. Guardo solo i telegiornali e i film.  

Nel disco appena uscito, come accennato, c’è la tua versione di un brano di Franco Battiato. In un altro disco recente ce n’era una di “Destra Sinistra”, di Giorgio Gaber. Prima o poi farai un disco di sole versioni reggae di classici, particolari, della musica italiana?

Volendo si potrebbe anche fare, ma un album del genere mi ridurrebbe a un artista che fa cover.

E allora cosa dobbiamo aspettarci dal futuro di Sir Oliver Skardy?

Ho diverse cose. Il punto è che ci stiamo organizzando per riuscire a farle scoprire, perché di questi tempi rischiamo di rimanere con il materiale in mano (ride). Ho tante cose per le mani: cover, canzoni mie, brani della tradizione popolare veneta. In questi anni ho collaborato con diversi artisti che fanno cose diverse, perciò penso che basti un po’ di tempo per organizzarsi bene … e poi vi faremo sapere le novità! Ciao Potenza, siete una Potenza!

Walter De Stradis


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