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La lotta di un “Contadino del Sud” contro la burocrazia e l’emigrazione

Un nuovo libro su Michele Mulieri, fondatore della “Repubblica dei Pani Sottani” al bivio di Grassano (Matera). Per capirne di più, ci siamo recati al “Ristoro dell’Anno Santo” che creò negli anni ‘50

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vlcsnap-2021-03-04-12h01m45s859«In Basilicata, tra i paesi di Grassano e Tricarico, a un nodo di cinque strade, Michele Mulieri si dichiara Presidente unico e assoluto della Repubblica dei Piani Sottani. Era il 1950. “E mai una storia come questa del Mulieri, ch’io definirei regina, ho sentito in un libro e a voce” dichiara Savino Sileno nel suo manoscritto oggi ritrovato e qui integralmente pubblicato”».

Fin qui la sinossi del libro “Michele Mulieri. Una stanchezza da meditare”, pubblicato da CISU (nella collana di Antropologia del patrimonio diretta da Alessandro Simonicca) e curato dalle giovani studiose lucane Anna Albanese, storica, e Marina Berardi, antropologa.

Uno dei primissimi casi di “micronazione” (stati “virtuali”, “immaginari”, caratterizzati da un territorio ristrettissimo o del tutto assente) registratisi in Italia va infatti cercato in Basilicata, ove, negli anni 50 del Ventesimo secolo, un contadino di Grassano (provincia di Matera), Michele Mulieri, dopo numerose controversie con vlcsnap-2021-03-04-12h00m45s553personaggi pubblici ed enti vari, dichiarò se stesso “Repubblica Assoluta Indipendente” rifiutandosi di partecipare al censimento e di iscrivere il proprio figlio all’anagrafe. C’è traccia di questa storia a-tipica, quasi da “post-brigantaggio”, già in “Contadini del Sud” di Rocco Scotellaro (e successivamente compare, nel 1982, in un libro apposito scritto e pubblicato dalla Galzerano Editore, a cura di Franco Casalino e dello stesso Mulieri).

«L’intento del nostro libro non è celebrativo– ci spiega Berardi, che abbiamo incontrato proprio nel “Ristoro dell’Anno Santo” creato negli anni ‘50 da Mulieri- ma quello di spiegare il contesto in cui Michele diede vita alla sua “Repubblica dei Piani Sottani”. Il nostro è un libro corale, a cui prendono parte diverse voci». La presentazione è infatti di Alessandro Simonicca (docente di antropologia culturale a La Sapienza di Roma) e la prefazione di Pancrazio Toscano (già sindaco di Tricarico, Mt). Introducono poi il già citato manoscritto inedito dello scrittore venosino Savino Sileno, le parole del figlio Nazzareno. In questa “coralità” –a detta delle curatrici- è stata fondamentale la presenza e il supporto della famiglia Mulieri e in particolare di Eleonora Carbone, che ha consentito alle due studiose di accedere al vasto archivio personale del protagonista del libro.

Al di là delle celebri battaglie e delle proteste contingenti –personali e collettive- di questo “Contadino del Sud” (dal riconoscimento della sua disabilità a seguito di un incidente sul lavoro, all’istallazione di una cabina telefonica presso Piani Sottani e dei servizi necessari al funzionamento della sua stazione di rifornimento), montate ora contro questa ora contro quest’altra istituzione «la sua – come spiega ancora vlcsnap-2021-03-04-12h00m51s507Berardi (nella foto, a  destra, col cronista) – era soprattutto una lotta per evitare alla sua famiglia il destino dell’emigrazione. Il libro cerca di dare una risposta al quesito circa l’attualità delle sue proteste, cercando di rileggere la figura di Mulieri nella contemporaneità. Michele si proclamava sempre “stanco”, e noi pertanto ci siamo interrogate su quale sia questa “stanchezza da meditare” che lui ci lascia. E’ chiaro che questo territorio è afflitto da spopolamento e declino demografico, cose che c’erano allora e che ci sono oggi. La figura di Mulieri ci aiuta, pertanto, a interpretare questo contesto e a cercare delle soluzioni. Lui “indossava” la sua protesta: celebri i suoi motti scritti su cartelli che disseminava ovunque».

«Questo libro non narra semplicemente la storia di un uomo –aggiunge Anna Albanese (nella foto) – mavlcsnap-2021-03-04-12h11m56s554 consegna alla Storia dei documenti, documenti da non “sprecare”, che appartengono a un mondo antropologico, geografico e culturale di un Sud già narrato da tanti autori, ma in realtà mai capito. Su queste pagine non si esalta “l’uomo” Mulieri, ma il processo a cui egli diede vita per avere ragione di una burocrazia che uccideva non solo lui, ma tutti gli altri. E che ci uccide ancora oggi. Ogni guerra che Mulieri affrontava, la vinceva: il ristoro esiste ancora (oggi è gestito dai suoi nipoti), così come quella pompa di benzina che ne ha passate tante».

 di Walter De Stradis

Di seguito il video del reportage con le interviste integrali

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