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Tony Esposito: «Sono uno dei padri della World Music». L’INTERVISTA

tony-espositointPOTENZA – I festeggiamenti di quartiere in Viale Dante si sono conclusi a fine giugno con un piccolo “evento” musicale. La “Pinuccio Band”, gruppo che, come suggerisce il nome, è specializzato in “cover” di Pino Daniele, ha potuto contare sulla presenza di una invidiabile “guest star”, Tony Esposito. Già esponente, in solitaria, del nascente “Neapolitan Power” (il movimento musicale che a partire dai primi anni Settanta aveva rivoluzionato la scena partenopea e italiana) il celeberrimo percussionista napoletano, nei primi anni Ottanta, era entrato a far parte proprio del “super-gruppo” che accompagnava Pino Daniele nel suo momento d’oro, insieme ad altri big quali James Senese, Tullio De Piscopo, Rino Zurzolo e Joe Amoruso. Sul palco di domenica scorsa, c’era anche il lucano Antonio Nicola Bruno, musicista tricaricese che da tempo -fra le altre cose- è uno degli assi portanti della band del percussionista.

L’intervista realizzata con Tony Esposito si è consumata in modo curioso: doveva avvenire poco prima del concerto, ma l’improvviso acquazzone domenicale ci si è messo di mezzo. Siamo riusciti a contattare il musicista all’indomani, e il breve colloquio telefonico che ne è seguito è stato registrato nell’intervallo della partita Spagna-Italia! Tony Esposito era molto eccitato, non solo per il tifo, ma anche perché il giorno dopo, a Napoli, avrebbe partecipato all’inaugurazione del museo dedicato a Pino Daniele.

Quale lezione possiamo ancora oggi imparare dall’esperienza musicale di Pino Daniele?

Quella di un grande artista e compositore che ha dato all’Italia tutta un nuovo genere . Io, insieme a Tullio (De Piscopo – ndr) e a James (Senese – ndr), ho partecipato a questa sua crescita e credo che sia stato un contributo fondamentale quello che Pino Daniele ha dato ai nuovi gruppi giovanili.

Secondo Lei chi sono gli eredi, se ci sono, del “Neapolitan Power” di cui Lei è un grande rappresentante?                                                                                                                                                                

Ci sono tanti gruppi, in giro per l’Italia. Il tutto è partito da gruppi come Almamegretta, 99 Posse, che sono state un po’ le “punte” di questo nuovo Sud. Ora si stanno costruendo nuove cose, stiamo parlando di una Napoli che è un po’ il punto di riferimento di tutto il Sud. Non ci dimentichiamo del Taranta Power, delle tarantelle di Eugenio Bennato: dobbiamo a lui la scoperta della musica popolare, poiché Eugenio già veniva dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare. Va detto che Pino Daniele, negli ultimi anni di vita, aveva avuto il progetto di riunire un po’ tutti gli artisti sotto il Teatro Tenda. Ha voluto unire sotto un’unica ala un po’ tutte le sinergie delle culture e della musica napoletana. Questa è stata un’intuizione geniale che Pino ha avuto.

Lei ha parlato di tarantella, in Basilicata c’è Antonio Infantino

… conosco molto bene. Antonio è un genio. E’ stato uno dei primi che ha fatto conoscere la tarantella, ma la “vostra” tarantella, perché ci sta quella calabrese, quella del Salento, quella che viene da Napoli. Antonio non solo ha ri-portato la tarantella, ma ha contribuito anche ad ampliarla. Ancora oggi Infantino è uno degli esempi più validi di “tarantella colta”, considero Antonio un luminare. Ieri sul mio palco ci stava Antonio Bruno, il cugino di Infantino.

Come definirebbe il genere che lei suona? “Word Music” è una definizione corretta?

Io sono stato uno dei padri della Word Music e la mia musica risente di tutte le influenze del mondo, è il binario su cui viaggiano tutte le culture: a me piace conoscerle e unirle attraverso il ritmo. Oggi, poi, grazie all’utilizzo di internet, le culture e le musiche si mischiano.

Lei infatti recentemente ha realizzato anche un disco con Mark Kostabi … quante percussioni ha inventato in vita sua?

Mah! Io ne ho inventate parecchie perché mi piace il rapporto con l’invenzione dello strumento. Io gli strumenti me li invento e me li costruisco e me li faccio. A me piace avere i “miei” suoni e il rapporto manuale con lo strumento. Kostabi è un grande pittore famoso nel mondo e anche un bravo pianista. Il rapporto con lui è un rapporto da Oltreoceano e sta a dimostrare che la musica è ad ampio spettro, o per lo meno la mia.

Cosa c’è nell’immediato futuro di Tony Esposito e della sua band?

Adesso c’è un tour. Per tutta l’estate andrò in giro con il gruppo. Ho delle partecipazioni dove mi chiamano come Testimonial, come ieri a Potenza. Poi a settembre ci sarà un nuovo disco e sarà una grande sorpresa. Mi sono fermato un poco e non ho voluto fare dischi proprio per poter riflettere e fare un album innovativo e allo stesso tempo rivoluzionario.

Walter De Stradis

tony esp


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